Articolo tratto da farmacista33.it

Mentre i bandi per l’assegnazione delle sedi farmaceutiche sono in pubblicazione e alcuni sono già chiusi, permangono parecchi nodi irrisolti sulle procedure per la partecipazione. Ne è conferma il susseguirsi di interrogazioni parlamentari che affrontano singoli capitoli relativi alle modalità di partecipazione. Dopo l’interrogazione del senatore Adria (Pdl) e quella dell’onorevole Pedoto (Pd) ne sono, infatti, arrivate altre tre. La prima dell’Onorevole Borghesi dell’Idv, visto che le graduatorie dei concorsi ultimati hanno validità di quattro anni, si chiede se in quelle Regioni (Lazio, Marche, Toscana e Puglia), siano previste iniziative volte a prevedere che l’assegnazione delle sedi farmaceutiche avvenga utilizzando in via prioritaria, le graduatorie in corso di validità. Poi c’è l’interpellanza urgente degli onorevoli Razzi e Moffa (Popolo e Territorio) che riguarda il capitolo idoneità e l’eventuale partecipazione in due regioni diverse. Nel caso di vittoria con due società diverse si possono mantenere le quote di ambedue le sedi o si è costretti a rinunciare a una di esse e se la società fosse la stessa si possano mantenere le quote nelle farmacie vinte in ambedue le regioni. Infine l’ultima interrogazione in ordine di tempo è di Fabio Evangelisti dell’Idv il cui quesito riguarda l’iscrizione obbligatoria all’Ordine richiesta ai fini della partecipazione. Ciò implica obbligatoriamente anche l’iscrizione all’Enpaf che costa oltre 4.000 euro l’anno. Per questo chiede di intervenire con una normativa per consentire la partecipazione al concorso anche a chi non è iscritto all’Ordine dei farmacisti, salvo la successiva iscrizione. È a partire dai tanti dubbi che un esperto di legislazione farmaceutica come Marino Mascheroni chiede in un suo contributo al ministro della Salute di mettere «ordine nelle norme concorsuali» per non prendere «in giro giovani che si affannano per trovare un socio anche sconosciuto pur di avere un posto degno che ricompensi i loro sacrifici. Il rischio, secondo l’esperto, è «l’inversione del diritto: prima fai e agisci, e poi ti dico le regole».